MITTITE RETE ET INVENIETIS

Dopo questi fatti, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberiade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Didimo, Natanaele di Cana di Galilea, i figli di Zebedeo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: "Io vado a pescare". Gli dissero: " Veniamo anche noi con te". Allora uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla.
Quando era già l'alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: " Figlioli, non avete nulla da mangiare?" Gli risposero: "No". Allora egli disse loro: " Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete". La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse:" E' il Signore!". (Gv 21, 1-7)

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venerdì 9 marzo 2012

San Domenico Savio

Domenico è il fiore più bello e profumato del giardino della santità di don Bosco. Egli stesso ha provveduto a scriverne una biografia dai tratti teneri ed appassionati. Domenico nasce a Riva presso Chieri in provincia di Torino il 2 aprile 1842. I suoi genitori Carlo e Brigida sono poveri, umili e persone di comprovata fede e si impegnano seriamente a dare a Domenico un'educazione cristiana. Scrive don Bosco nel suo libro VITA DI DOMENICO  SAVIO: ' I suoi genitori hanno affermato: "Anche all'età in cui i fanciulli mettono a dura prova la pazienza delle mamme perchè vogliono vedere tutto, toccare tutto, e finiscono per rompere gli oggetti di casa, Domenico non ci diede mai dispiaceri. Era obbediente, eseguiva ogni nostro comando. Anzi, se vedeva che desideravamo qualche cosa, lo faceva prima che glielo chiedessimo" (pag 18).
Quando papà tornava a casa dal lavoro, gli correva incontro col volto sorridente. Lo prendeva per mano, se poteva gli gettava le braccia al collo. Gli diceva: "Caro papà, voi siete stanco. Lavorate tanto per me, e io sono capace a combinare solo pasticci. Pregherò il buon Dio che vi dia tanta salute, e per me che mi faccia buono".
Questo diceva il padre - era per me un conforto dolce nella fatica. Quando il lavoro stava per finire, ero impaziente di tornare a casa per baciare il mio Domenico, che amavo teneramente (pag 18).

A sette anni riceve la Prima Comunione e scrive: Ricordi fatti da me Savio Domenico, l'anno 1849 quando ho fatto la Prima Comunione essendo di sette anni.
1. Mi confesserò molto sovente e farò la Comunione tutte le volte che il confessore me lo permetterà.
2. Voglio santificare i giorni festivi.
3. I miei amici saranno Gesù e Maria.
4. La morte, ma non peccati.

Questi ricordi Domenico li legge sovente e sono la guida delle sue azioni sino alla fine della sua vita.
Scrive don Bosco: "Domenico era di costituzione gracile, debole, di aspetto serio e dolce insieme. La sua presenza era piacevole. Aveva un carattere mitissimo e dolcissimo, e il suo umore non aveva sbalzi di allegria e di musoneria: era inalterabile. Questo contegno tranquillo lo aveva in scuola e fuori, in Chiesa e dappertutto. (....) Domenico fu 'Savio' di nome di fatto,e questo per sempre: nello studio, nella preghiera, nel parlare con i suoi compagni, in ogni azione. (...) Domenico tenne costantemente il primo posto nella sua classe, e meritò i premi e i voti più belli in quasi tutte le materie che insegnavo. Questo felice risultato nell'istruzione non era solo frutto dell'intelligenza non comune di cui era fornito, ma anche del suo grande amore allo studio e delle buone qualità della sua anima" (pag 42).
Il 2 ottobre 1854 Domenico incontra per la prima volta don Bosco che così ricorda quel momento: "In quel ragazzo scoprii una persona che viveva completamente secondo lo spirito del Signore. Rimasi sbalordito del lavoro che la grazia di Dio aveva compiuto in lui in così pochi anni" (pag 54).
Così il 29 ottobre Domenico entra nell'Oratorio di don Bosco a Torino. All'inizio della novena all'Immacolata ha un lungo colloquio con don Bosco in cui gli confida i suoi propositi di bene. Intanto la salute comincia a vacillare e nonostante il suo desiderio di mortificarsi con digiuni e penitenze don Bosco glielo proibisce e gli dice: "La penitenza che il Signore vuole da te è l'obbedienza. Obbedisci e per te è tutto".
"E nessun'altra penitenza?" (chiese Domenico)
"Sì. Ti permetto di sopportare con pazienza gli insulti se qualcuno ti insulterà, di sopportare con pazienza il caldo, il freddo, il vento, la pioggia, la stanchezza e tutte quelle difficoltà di salute che Dio permetterà" (dice don Bosco).
"Ma questo si sopporta per necessità" (risponde Domenico).
"E tu, invece di sopportarlo per necessità, offrilo a Dio con amore. Diventerà il tuo sacrificio per il Signore" (rispose don Bosco).
Un pò contento e un pò rassegnato (scrive ancora don Bosco), Domenico riprese con serenità la sua vita ((pag 112).
La vita di Domenico è un lungo dialogo d'amore con Maria Santissima, così pensa di renderle omaggio formando un gruppo chiamato la Compagnia dell'Immacolata. Domenico vive costantemente raccolto in Dio. Egli stesso dice: "Mi prendono le solite distrazioni. Mi pare che il paradiso mi si apra sopra la testa. Allora devo allontanarmi dai compagni, per non dire cose che loro prenderebbero in giro" (pag 148). Nonostante sia gracile e senza forze continua la sua vita regolarmente e la frequentazione agli studi, senza nulla tralasciare dei suoi doveri. Ma, all'inizio dell'anno, deve rientrare a casa a Mondonio per il precipitare della sua salute. Il 9 marzo 1857 dopo 10 salassi le sue forze sono completamente prostrate, si gira verso il crocifisso e dice: "Signor, la libertà tutta vi dono, ecco le mie potenze, il corpo mio, tutto vi do, che tutto è vostro, o Dio, e nel vostro voler io mi abbandono".
Ricorda don Bosco: "Il suo volto era sereno, l'aria allegra, lo sguardo luminoso, la mente vivace: tutte cose che facevano meravigliare. Nessuno poteva persuadersi che quel ragazzo fosse sul limitare della vita" (pag 174).
Rivolto al padre gli dice: "Mio caro papà, è tempo. Prendete il mio libro di preghiere, e leggetemi le preghiere della buona morte" (pag 175).
Scrive don Bosco: "A quelle parole, la madre scoppiò a piangere e si allontanò dalla camera. Al padre scoppiava il cuore di dolore, e le lacrime soffocavano la voce. Tuttavia si fece coraggio e si mise a leggere quelle preghiere. (...) Addio, caro papà, addio. (...) Oh! che bella cosa io vedo mai...
Così dicendo e ridendo, con aria di paradiso spirò colle mani giunte innanzi al petto in forma di croce, senza fare il minimo movimento. Il cielo si è aperto per te, Domenico. Gli angeli e i santi ti hanno preparato una grande festa. Quel Gesù che hai tanto amato ti chiama dicendo:"Vieni servo buono e fedele, vieni. Tu hai combattuto, hai vinto. Ora vieni a possedere la gioia che non finirà mai. Entra nella gioia del tuo Signore" (pag 176).

Il padre avvisa don Bosco della morte del suo amato Domenico con una lettera datata 10 marzo 1857: "Con le lacrime agli occhi mi presento con questo biglietto a V.S. molto reverenda ad annunziarle una più che triste novella la quale sì è che il mio caro figliolino Domenico, di lei discepolo, qual candido giglio qual Luigi Gonzaga, rese l'anima al Signore la sera delli 9 andante marzo, ben inteso però dopo d'aver ricevuto li SS. Sacramenti una cum la benedizione Papale" (pag 181).
Il 12 giugno 1954 papa Pio XII lo proclama santo.

  

2 commenti:

  1. Buongiorno Martina. "La morte, ma non peccati" dovremmo combattere vigorosamente con l'aiuto di Dio nelle piccole cose quotidiana.Questo santo ragazzo é un'anima piena di Amore.
    Buona giornata.
    NIP.

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  2. Nip, è vero la santità comincia dalle piccole cose quotidiane fatte bene e con amore. Domenico lo aveva capito, da subito!
    Ti auguro di vivere questa giornata sotto lo sguardo di Domenico e che egli ti aiuti a fare le scelte secondo la Volontà di Dio.
    Un caro saluto

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