MITTITE RETE ET INVENIETIS

Dopo questi fatti, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberiade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Didimo, Natanaele di Cana di Galilea, i figli di Zebedeo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: "Io vado a pescare". Gli dissero: " Veniamo anche noi con te". Allora uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla.
Quando era già l'alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: " Figlioli, non avete nulla da mangiare?" Gli risposero: "No". Allora egli disse loro: " Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete". La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse:" E' il Signore!". (Gv 21, 1-7)

post scorrevoli

giovedì 21 febbraio 2013

San Pier Damiani

Pietro Damiani nacque a Ravenna nel 1007. La famiglia numerosa, che viveva nel disagio, aveva origini nobiliari. Il suo primo biografo, suo segretario e poi suo successore nel Priorato, san Giovanni di Lodi, narra che la madre, dandolo alla luce, non voleva neppure allattarlo. Rimasto, di lì a poco, orfano dei genitori, venne allevato da una sua sorella Rodelinda, e successivamente, adottato dal fratello maggiore Damiano, arciprete, del quale assunse il nome, che, col tempo, divenne Pier Damiani. Studiò a Faenza e a Parma, con profitto e dedizione, tanto che  a venticinque anni era già apprezzato e bravo insegnante. Era pure conosciuto come 'uno dei migliori latinisti del suo tempo'. Ebbe successo, ma forse, ricordandosi delle peripezie della sua infanzia, a 27 anni sente forte il desiderio di dedicarsi alla vita contemplativa. Entra, deciso, nell'Eremo di Fonte Avellana, nelle marche, dove ancora aleggiava lo spirito di san Romualdo, la cui santità di vita fu, per lui, perenne fonte di emulazione. Vi soggiornavano, in quel monastero, una ventina di eremiti, dediti alla preghiera ed alla meditazione. Il suo ascetismo , la sua mortificazione ed il suo austero comportamento, indussero i suoi confratelli a volerlo come guida spirituale e poi come Priore nel 1043. Sotto la sua direzione l'eremo si espande, creando nuove case nelle Marche, in Umbria ed in altre regioni limitrofe.  Il secolo in cui visse san Pier Damiani era tempo di lotte per le investiture e di conflitto tra Papato ed Impero. Nel 1057aveva appena finito di scrivere la 'Regula vitae eremiticae', il Papa Stefano IX (Federico di Lorena) chiese e volle che Pier Damiani gli fosse vicino per aiutarlo a riformare la Chiesa, estirpando il male dei vescovi simoniaci e la piaga dei preti concubini (nicolaiti). Lo nominò, pertanto, vescovo di Ostia e cardinale, arrivando perfino a minacciarlo di scomunica se non avesse accettato il porporato. Costretto così a lasciare la vita di solitudine d i Fonte Avellana, si trasferì  Roma, ove conobbe il monaco Ildebrando di Soana, divenuto poi Papa con il nome di Gregorio  VII. Gli incarichi lo assillavano: intraprende nel 1059 un viaggio a Milano per pacificare il clero in preda agli scontri tra il movimento dei Patarini contro quello dei Nicolaiti. Portò la pace, anche se durò pochi anni, mentre persisteva tra i Papi e l'impero una non facile convivenza. Stanco, san Pier Damiani, dal Papa Alessandro II (Anselmo da Baggio) nel 1062 il permesso di rientrare a Fonte Avellana, ansioso com'era di riprendere la vita di preghiera e di austerità. Rinuncia al vescovato di Ostia. Nella quiete del suo eremo scrive la 'De Sancta Semplicitate', la 'Vita beati Romualdi', il 'Liber Gratissimus' contro la simonia, il 'Liber Gommorrhianus' per i peccati contro natura. In difesa della legittimità dell'elezione di Papa Alessandro II scrive la 'Disceptatio Synodalis'.
Spesso, purtroppo, deve lasciare il monastero per risolvere questioni anche delicate , come quella nel 1069, di far recedere Enrico IV dal proposito di divorziare da Bertha di Savoia. Nel 1072 si reca a Ravenna per portare la pace: il vescovo della sua città natale, aveva provocato l'interdetto del Papa sulla sessa per aver riconosciuto l'antipapa Onorio II. Durante il rientro, però, mal ridotto in salute, si ferma a Faenza nel monastero dei benedettini di Santa Maria foris portam (oggi Santa Maria vecchia).
Muore nella notte tra il 22 e il 23 febbraio1072: aveva 67 anni.
Le sue spoglie riposano nella Cattedrale di Faenza. Venerato subito come santo, ebbe riconosciuto il suo culto ufficialmente e venne proclamato anche Dottore della Chiesa, per i suoi numerosi scritti di contenuto teologico, da Papa Leone XII nel 1828.
 
Per gentile concessione dell'amico Giovanni Mangano

lunedì 18 febbraio 2013

Santa Gertrude Comensoli, monaca

 
Caterina nasce  a Bienno in provincia di Brescia, da famiglia povera  il 18 gennaio 1847.  Vive un’infanzia serena in famiglia e con le amiche, frequenta la scuola elementare del paese. Papà Carlo è fucinaro e la mamma Anna Maria Milesi è sarta. Svela fin da bambina la sua sensibilità eucaristica; impaziente di ricevere Gesù, a 6 anni, un mattino, al suon dell’Ave Maria, entra nella chiesina dove si celebra la “Messa prima” e accostatasi alla balaustra tra la gente, riceve la sua Comunione “segreta”. Nel 1867 si consacra nella Compagnia di Sant’Angela Merici.
Ammalatosi il padre nel 1869, per portare aiuto alla famiglia è disposta a lasciare Bienno. La superiora di Brescia, Maddalena Girelli, la indirizza a Chiari (BS) in qualità di domestica, nella rinomata e numerosa famiglia di don Giovanni Battista Rota, che ha ben 3 sorelle appartenenti alla Compagnia di santa Angela.
Nel 1874 la mamma la prega di recarsi a Milano dai conti Vitali Fè residenti a Milano nel Palazzo di Corso Venezia 36, nei ruoli di dama di compagnia e di cura dei due figlioletti maschi: Bartolomeo e Giulio. Caterina si occupa di Bartolomeo fino all’età scolare, Giulio muore a pochi mesi; segue la contessa Ippolita nei suoi movimenti e nei suoi viaggi: Milano, Brescia, Bergamo, San Gervasio d’Adda e in diverse località termali. Rimane a servizio tra Milano e San Gervasio per 8 anni.
Fattasi ormai donna saggia, ricca di capacità umane e di sensibilità interiori, portata a una spiritualità profonda e a una crescente attenzione alle necessità educative delle giovinette, ai poveri e ai malati, matura sempre più in lei l’ideale di fondare un Istituto dedito all’Adorazione e all’Educazione dei piccoli e dei giovani, che si concretizza con l’incontro a Bergamo del sacerdote don Francesco Spinelli. Dal 1879 al 1882 il progetto che delinea con don Francesco, si precisa e, dopo essere stato sottoposto al vescovo di Bergamo mons. Gaetano Camillo Guindani, l’Istituto si fonda il 15 dicembre 1882. In città e in diocesi l’iniziativa è ben accolta, perché è l’unica sul territorio bergamasco con lo scopo primario dell’Adorazione perpetua. La Casa Madre è in Bergamo, ma altre case si aprono, vivente la Fondatrice, in Lombardia e nel Veneto.
Un crollo finanziario sembra portare tutto alla rovina, ma Santa Geltrude, dopo un fugace smarrimento, lo considera una prova richiesta dal Signore e reagisce con forte fede e tenacia, fiduciosa nella Divina Provvidenza, sebbene debba rifugiarsi a Lodi con le suore che le restano vicino nel dolore, nella pazienza e nella speranza della ricostruzione. Tuttavia si sottopone totalmente alla Volontà di Dio “Fate quello che piace a Voi mio Dio, purché restate glorificato eleggo di soffrire qualunque pena. La vostra volontà, non la mia, non cerco me, no, [cerco] la pura gloria del mio Dio;… Amen Fiat”. (Gli Scritti, p. 58, Brescia 1981)
Rinasce l’Istituto rigoglioso e vivo come un tenero albero, che ha trovato le sue radici nel terreno ubertoso della preghiera, della sofferenza, della fede e dell’umiltà; rinasce grazie all’energia e all’equilibrio di Santa Geltrude, delle suore che hanno collaborato con tutte le forze e con tutto l’amore di cui erano capaci per la realizzazione di un sogno che ormai era diventato comune; rinasce grazie al concreto e premuroso sostegno del vescovo di Lodi mons. Giovanni Battista Rota, di Chiari, nella cui famiglia la Comensoli era stata domestica per 5 anni; rinasce grazie al vescovo di Bergamo mons. G.C. Guindani, che nel 1889 raccomanda con premura le Suore Sacramentine a mons. Rota, il quale viene alla determinazione di riconoscere, con decreto 8 settembre 1891, l’Istituto delle Suore Sacramentine di Bergamo, canonicamente eretto in Lodi con Casa Madre temporanea in Lavagna di Comazzo.
La finalità dell’Istituto è duplice: “Adorare Gesù in Sacramento e Attendere ad opere di carità verso il prossimo a seconda delle disposizioni della Divina Provvidenza, avendo di mira specialmente l’educar la gioventù”. Nel 1892 la Comensoli riconquista, sia pur in affitto, la prima casa di Bergamo e ritorna, dopo due anni, con le suore all’amata Casa Madre, culla della Congregazione alla quale dà un impulso decisivo e vitale.
Santa Geltrude lascia aperte 16 case prima della sua morte e l’Istituto con 179 suore; assistono: le operaie nei convitti, nelle filande, nelle tessiture e altri laboratori, le orfane, le ragazze coatte minorenni, le studenti nei pensionati, gli anziani nei ricoveri, i malati di pellagra e le cucine economiche, insegnano il ricamo in oro. Inoltre operano nelle parrocchie e negli oratori, aprono scuole di studio e di lavoro, doposcuola, insegnano in diverse scuole comunali.
Santa Geltrude vede il primo riconoscimento pontificio dell’Istituto nel Decreto di Lode dell’11 aprile 1900 promulgato da Leone XIII.
L’opera di Dio è compiuta!
Santa Geltrude ormai ha dato tutte le garanzie di continuità per l’Adorazione pubblica perpetua a Gesù Sacramentato, ha trasfuso nelle suore il prezioso patrimonio spirituale di preghiera, di umiltà e di carità soprattutto verso i poveri quindi può andare incontro al suo sposo Gesù.
A mezzogiorno del 18 febbraio 1903, piegando il capo verso la finestrella per un ultimo sguardo a Gesù Esposto, muore. Ha solo 56 anni.
Il Decreto del riconoscimento pontificio dell’Istituto avviene nel 1906 e quello delle Costituzioni nel 1910, entrambi emanati da Papa Pio X, che Santa Geltrude aveva conosciuto quando era arcivescovo di Venezia.
Nel mondo, presenti saranno “sempre” le Suore Sacramentine, che con gioia e “brio” prolungano il Carisma di santa Geltrude nell’Adorazione del Mistero Eucaristico e s’impegnano a farlo conoscere ed amare
L’Istituto è presente in tutta l’Italia 1882, in Brasile 1946, in Malawi 1976, in Ecuador 1987, in Kenya 1991, in Bolivia 2005, in Croazia 2006. Nel 1939/1940 le Suore Sacramentine raggiunsero anche l’Etiopia e la Cina, ma in seguito a rivolgimenti politici, le Suore furono internate in “campi” maltrattate e derise e poi espulse nel 1943 dall’Etiopia e nel 1951 dalla Cina.
“Gesù, amarti e farti amare” è stato il desiderio di tutta la vita di santa Geltrude e l’Eredità Spirituale lasciata a tutte le Suore Sacramentine e a tutti gli uomini di buona volontà nel mondo.
E’ stata dichiarata Venerabile, per l’Eroicità delle Virtù, da Papa Giovanni XXIII il 26 aprile 1961.
E’ stata proclamata Beata da Papa Giovanni Paolo II l’1 ottobre 1989.
E’ stata proclamata Santa da Papa Benedetto XVI il 26 aprile 2009.                                  
 


Autore:

Sr Rosetta Morelli



Fonte:

Archivio Storico Suore Sacramentine di Bergamo

sabato 16 febbraio 2013

Beata Filippa Mareri

Filippa nasce dalla nobile famiglia dei Mareri sul finire dei sec. XII, nel castello di loro proprietà, in provincia di Rieti. Avviata da san Francesco alla vita di perfezione negli anni 1221-1225, decide, come santa Chiara, di consacrarsi a Dio con tale determinazione che nè le pressioni dei parenti, nè le minacce del fratello Tommaso, nè le richieste dei pretendenti riuscirono a rimuovere. Fugge da casa insieme ad alcune compagne e si rifugia in una grotta nei pressi di Mareri, oggi detta "Grotta di santa Filippa" e vi rimane fino al 1228, quando i due fratelli Tommaso e Gentile con strumento notarile del 18 settembre 1228, le donano il Castello di loro proprietà con annessa la Chiesa di san Pietro de Molito, oggi Borgo san Pietro. La Santa vi si trasferisce con le sue seguaci e nella nuova dimora organizza e dirige la vita claustrale secondo il programma tracciato da san Francesco per le Clarisse di san Damiano. La comunità monastica si dedica al culto ed alla lode di Dio, la vita liturgica, la lettura e lo studio della Bibbia, al lavoro ed al servizio dei poveri e all'apostolato. Nel monastero vengono preparate medicine da distribuire gratuitamente ai malati. Filippa muore il 16 febbraio 1236.
La sua tomba divenne presto meta di pellegrinaggi e si cominciarono a registrare grazie e favori celesti elargiti da Dio per intercessione della sua serva. Nel 1706 venne fatta la ricognizione delle sue spoglie mortali e venne ritrovato il suo cuore incorrotto, conservato oggi in un reliquiario di argento.
Filippa Mareri è la prima santa del Secondo Ordine Francescano, quello delle Clarisse. Il titolo di Santa compare la prima volta in una Bolla di Innocenzo IV emanata nel 1247, quando erano trascorsi appena dieci anni dal suo transito. Sono passati 750 anni dalla sua morte e la devozione per la Santa è andata crescendo non solo nella sua terra ma in numerosi altri paesi e in altri continenti per iniziativa degli emigranti; che nella protezione della beata Filippa trovarono sostegno e conforto nelle difficoltà e la fecero conoscere ad altre popolazioni. Non di rado oggi ritornano davanti all'altare dove è collocata la sua tomba per esprimerle riconoscenza e gratitudine.

Nonostante sia ufficialmente indicata come "Beata", la devozione popolare e le sue suore le hanno sempre assegnato l'appellativo di Santa.
                  
Fonte:
Sito Suore Francescane di Santa Filippa Mareri
Oggi la Santa Chiesa ricorda anche il Beato Giuseppe Allamano (qui)

giovedì 14 febbraio 2013

San Valentino, martire

Di Valentino si hanno notizie in documenti ufficiali della Chiesa del V-VI e VIII secolo. In essi compare la data della morte ed alcuni particolari del martirio: la tortura, la decapitazione notturna, la sepoltura ad opera dei discepoli Proculo, Efebo e Apollonio. Valentino fu vescovo di Terni dal 197. Divenuto famoso per la santità della sua vita, per la carità ed umiltà, per lo zelante apostolato e per i miracoli che fece, venne invitato a Roma da un certo Cratone, oratore greco e latino, perché gli guarisse il figlio infermo da alcuni anni. Guarito il giovane, lo convertì al cristianesimo insieme alla famiglia ed ai greci studiosi di lettere latine Proculo, Efebo e Apollonio, insieme al figlio del Prefetto della città. Venne imprigionato sotto l’Imperatore Aureliano e  fu decapitato a Roma il 14 febbraio 273. Il suo corpo fu trasportato a Terni.
La Santa Chiesa oggi festeggia i Santi Cirillo e Metodio compatroni d'Europa.  La biografia QUI

lunedì 11 febbraio 2013

Beata Vergine Maria di Lourdes

Oggi si ricorda l'apparizione della Vergine Santissima a Bernadette Soubirous. Era l'11 febbraio 1858 e la Mamma Celeste veniva a riempire quel piccolo e misconosciuto luogo della Francia, ai piedi dei Pirenei, di mistica luce. Da allora Lourdes è diventato il centro di irradiazione di un messaggio di speranza per l'umanità ferita dal peccato e dalla malattia. La Santa Vergine chiede conversione, preghiera, carità e dona pace e guarigione. Oggi si celebra anche la XXI giornata del malato. Ne ho scritto l'anno scorso qui su www.leportedellaterradimezzo.blogspot.it
e qui su questo stesso blog.
 
Bernadette Soubirous (qui la biografia), umile pastorella, diventa mediatrice di questo messaggio d'amore che viene dal Cielo e si chiede qual'è il nome della bella Signora che le appare alla grotta?
Nell’apparizione del 25 marzo 1858, “Aquéro” rivelò finalmente il suo nome. Alla domanda di Bernadette, nel dialetto locale rispose: “Que soy era Immaculada Councepciou…”: Io sono l’Immacolata Concezione. Quattro anni prima, Papa Pio IX aveva dichiarato l'Immacolata Concezione di Maria un dogma, cioè una verità della fede cattolica.
 
 
Lo scrittore Vittorio Messori (qui il sito che parla di lui), dopo anni di accurati studi su santa Bernadette Soubirous e sulle apparizioni, ha pubblicato ultimamente un libro, unico nel suo genere. Da leggere.
Per maggiori informazioni cliccare qui  
 

giovedì 7 febbraio 2013

Beato Pio IX, Papa

Giovanni Maria Mastai Ferretti nasce a Senigallia in provincia di Ancona il 13 maggio 1792. Educato alla vita cristiana dai suoi genitori, Giovanni Maria coltiva nel suo cuore il desiderio di diventare un santo sacerdote. E' allegro, ama giocare, ma ogni venerdì, dopo il gioco, tenendo alzato tra le mani il Crocifisso, raccoglie sulle piazze gruppi di coetanei e predica il Vangelo. Spesso si fermano ad ascoltarlo anche degli adulti, ammirati. Nel 1809 inizia in seminario a Roma il percorso formativo, ma una malattia  durata diversi anni lo terrà lontano dal suo desiderio. Fino a quando viene guarito miracolosamente dalla Madonna di Loreto nel 1814. Il 10 aprile 1819 è ordinato sacerdote. Il 3 giugno 1827 viene consacrato vescovo di Spoleto a soli 35 anni ed il 14 dicembre 1840 viene insignito della porpora cardinalizia. L'Italia sta vivendo un periodo di grandi cambiamenti politici, sociali e culturali. E' il tempo del 'risorgimento', tempo di ostilità verso la Santa Chiesa, il Papa e la religione cattolica.Il Card. Mastai Ferretti ben conosce i progetti di coloro che vogliono scristianizzare l'Italia e l'intera Europa e lavora in prima linea per radicare Gesù nelle anime e nella società. Sa che Gesù regna sul mondo per mezzo di Maria SS.ma e per questo promuove e diffonde la preghiera del Rosario e le Confraternite del Cuore di Maria. Il 16 giugno 1846, all'età di 54 anni viene eletto Papa. Soffre molto a causa dei massoni e dei liberali. Il 24 novembre 1848, vestito da semplice prete, Pio IX parte in esilio per Gaeta. A Roma, senza alcun consenso del popolo, si instaura la “repubblica romana”, capeggiata da Mazzini che dichiara decaduto il Papato dal governo temporale. Da Gaeta, Pio IX chiede l’aiuto dei principi cattolici contro gli usurpatori. Sconfitta la “repubblica romana” per intervento dei francesi, il 12 aprile 1850, il Papa è accolto a Roma che lo acclama Padre e Maestro. L'8 dicembre 1854 dichiara il dogma dell'Immacolata Concezionel’8 dicembre 1864, ancora nella solennità dell’Immacolata, emana l’enciclica Quanta cura e il Sillabo, elenco degli errori più gravi discendenti dalla negazione di Dio e li condanna con la luce e la forza irresistibile della Verità assoluta ed eterna.
"Negatori di tutte le risme, si scagliano con violenza contro il Papa accusandolo di oscurantismo, fanatismo, di essere contrario alla ragione e alla civiltà. È certo che il Sillabo ha colpito un’intera visione della vita e della storia, quale è comune a tutte le ideologie nate dalla negazione di Dio. Ma oggi, che vediamo il fallimento di tutte le ideologie e il suicidio di società intere costruite su quei tragici errori, Pio IX con il Sillabo appare il più grande maestro e profeta della sua ora e dell’avvenire"(Paolo Risso).
 
L’8 dicembre 1869 – ancora una volta nella solennità dell’Immacolata – Pio IX apre a Roma il Concilio Vaticano I. Il 18 luglio 1870, con la costituzione Pastor aeternus, Pio IX, proclama il dogma dell’infallibilità del Papa quando come maestro della fede e della vita cristiana, insegna ex cathedra con l’autorità di Cristo. Il Santo Padre ebbe in don Bosco un grande sostenitore e figlio devotissimo. Pio IX, governò la Chiesa per 32 anni, fino al 7 febbraio 1878. Fu uno dei Papi più grandi della storia, un gigante di luce e di santità. Il 3 settembre 2000, finalmente, da Giovanni Paolo II è stato elevato alla gloria degli altari.

mercoledì 6 febbraio 2013

San Paolo Miki e compagni martiri

E' il primo giapponese accolto in un Ordine religioso cattolico: il primo gesuita. Nato in una famiglia benestante e battezzato a cinque anni, Paolo Miki entra poi in un collegio della Compagnia di Gesù, e a 22 anni è novizio. Riesce bene in tutto: solo lo studio del latino lo fa penare; troppo lontano dal suo modo nativo di parlare e di pensare. Diventa invece un esperto della religiosità orientale, cosicché viene destinato alla predicazione, che comporta il dialogo con dotti buddhisti. Riesce bene, ottiene conversioni; però, dice un francescano spagnolo, più efficaci della parola sono i suoi sentimenti affettuosi. Il cristianesimo è penetrato in Giappone nel 1549 con Francesco Saverio, che vi è rimasto due anni, aprendo poi la via ad altri missionari, bene accolti dalla gente. Li lascia in pace anche lo Stato, in cui gli imperatori sopravvivono come simboli, mentre chi comanda è sempre lo Shogun, capo militare e politico. Paolo Miki vive anni attivi e fecondi, percorrendo continuamente il Paese. I cristiani diventano decine di migliaia. Nel 1582-84 c’è la prima visita a Roma di una delegazione giapponese, autorizzata dallo Shogun Hideyoshi, e lietamente accolta da papa Gregorio XIII. Ma proprio Hideyoshi capovolge poi la politica verso i cristiani, facendosi persecutore per un complesso di motivi: il timore che il cristianesimo minacci l’unità nazionale, già indebolita dai feudatari; il comportamento offensivo e minaccioso di marinai cristiani (spagnoli) arrivati in Giappone; e anche i gravi dissidi tra gli stessi missionari dei vari Ordini in terra giapponese, tristi fattori di diffidenza. Un insieme di fatti e di sospetti che porterà a spietati eccidi di cristiani nel secolo successivo. Ma già al tempo di Hideyoshi, ecco una prima persecuzione locale, che coinvolge Paolo Miki. Arrestato nel dicembre 1596 a Osaka, trova in carcere tre gesuiti e sei francescani missionari, con 17 giapponesi terziari di San Francesco. E insieme a tutti loro egli viene crocifisso su un’altura presso Nagasaki.
Prima di morire, tiene l’ultima predica, invitando tutti a seguire la fede in Cristo; e dà il suo perdono ai carnefici. Andando al supplizio, ripete le parole di Gesù in croce: "In manus tuas, Domine, commendo spiritum meum". Proprio così le dice: in quel latino che da giovane studiava con tanta fatica. Nel 1862, papa Pio IX lo proclamerà santo. Nell’anno 1846, a Verona, un seminarista quindicenne legge il racconto di questo supplizio e ne riceve la prima forte spinta alla vita missionaria: è Daniele Comboni, futuro apostolo della “Nigrizia”, alla quale dedicherà vita e morte, tre secoli dopo san Paolo Miki.
 
  Autore: Domenico Agasso