MITTITE RETE ET INVENIETIS

Dopo questi fatti, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberiade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Didimo, Natanaele di Cana di Galilea, i figli di Zebedeo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: "Io vado a pescare". Gli dissero: " Veniamo anche noi con te". Allora uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla.
Quando era già l'alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: " Figlioli, non avete nulla da mangiare?" Gli risposero: "No". Allora egli disse loro: " Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete". La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse:" E' il Signore!". (Gv 21, 1-7)

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giovedì 23 giugno 2016

San Giuseppe Cafasso, sacerdote

Giuseppe Cafasso nasce il 15 gennaio 1811 a Castelnuovo d'Asti, lo stesso paese di san Giovanni Bosco,(il paese infatti ora si chiama Castelnuovo Don Bosco). La sua è una famiglia contadina, modesta ma profondamente religiosa. E' terzo di tre figli e la sorella Marianna divenne la madre del beato Giuseppe Allamano (1851-1926), rettore del Convitto e del Santuario della Consolata, nonché fondatore dell’Istituto Missioni della Consolata. Cresce di salute cagionevole, ma ciò non gli impedisce di frequentare il seminario di Chieri, in provincia di Torino e di essere ordinato sacerdote a 22 anni il 21 settembre 1833.
 'anno dopo entra nel Convitto ecclesiastico di don Luigi Guala, dove i neo-sacerdoti potevano approfondire le loro conoscenze secondo gli insegnamenti teologici e pastorali di Sant'Alfonso Maria de' Liguori e arricchirsi spiritualmente con gli esercizi di Sant'Ignazio. Entrato come allievo, Cafasso vi rimase prima come insegnante, poi come direttore spirituale e infine come rettore.
 
Diviene amico di Don Bosco che lo indirizza ad aiutare i ragazzi poveri di Torino. Di lui Don Bosco diceva: "La virtù straordinaria del Cafasso fu quella di praticare costantemente e con fedeltà meravigliosa le virtù ordinarie." Don Cafasso sostenne anche materialmente don Bosco e la Congregazione salesiana fin dalle sue origini.
Fu consigliere di vita ascetica ed ecclesiastica, direttore e formatore spirituale di sacerdoti, laici, politici, fondatori. Pio XI lo definì la perla del clero italiano. A Torino si distinse in particolare per l'aiuto offerto ai carcerati, anche col supporto morale alle loro famiglie. Venne definito "il prete della forca" perché spesso si presentava alle esecuzioni capitali seguendo il condannato a morte fino al patibolo. Aveva l’ambizione di portare i condannati a morte subito in Paradiso, senza il passaggio in Purgatorio.
Operò soprattutto per la conversione dei peccatori, dei grandi peccatori e per il recupero morale e sociale dei carcerati. E' stato un vero pastore con una ricca vita interiore e un profondo zelo nella cura pastorale, fedele alla preghiera, impegnato nella predicazione, nella catechesi, dedito alla celebrazione dell’Eucarestia e al ministero della Confessione, secondo il modello incarnato da san Carlo Borromeo e da san Francesco di Sales.
Muore il 23 giugno 1860 a soli 49 anni, consumato dall'amore per Dio e lo zelo per il prossimo. Le sue spoglie riposano nel Santuario della Consolata di Torino.
 

mercoledì 22 giugno 2016

San Paolino da Nola, Vescovo

 
Paolino da Nola, al secolo Ponzio Anicio Meropio Paolino nasce a  Bordeaux (Francia) nel 355 e muore a Nola il  22 giugno del 431. Discendente da una illustre famiglia romana senatoriale e consolare, è il figlio del prefetto della Provincia di Aquitania. I suoi studi vengono affidati ad un amico del padre, il poeta Ausonio che insegnava a Bordeaux. Educato alla severità degli studi e soprattutto alla poesia, studiò fisica, legge e i sistemi filosofici di allora. A quindici anni, quando il maestro si trasferisce a Milano, egli ha già completato la sua istruzione letteraria.
A poco più di venti anni è annoverato tra i seicento senatori. Nel 378, uscito di carica, gli spettava il governo di una provincia senatoriale ed egli sceglie la Campania e precisamente la città di Nola dove era venerato san Felice. Prima di tornare in Aquitania, con bizzarra cerimonia pagana, si taglia la barba e la consacra simbolicamente a san Felice. A Barcellona conosce Therasia, donna ricca e bella, ma (diversamente da lui) è cristiana e battezzata: sarà la sua consorte e lo guiderà sulla strada della conversione. Nel 389 a 35 anni, nella chiesa di Bordeaux, riceve il battesimo dal vescovo Delfino. Nel 392 dalla coppia nasce Celso ma appena dopo otto giorni il bambino muore: questo evento lo segnò per sempre, e lo spinse ancor più a rifugiarsi nella fede. Nel 394 viene ordinato sacerdote. In un viaggio in Italia conosce sant'Ambrogio e sant'Agostino. Durante una sosta in Toscana lui e la moglie decidono di dedicarsi completamente alla vita monastica. Si stabilisce a Nola, dove aveva soggiornato quando era stato governatore della Campania e fonda un cenobio maschile ed uno femminile, che si contraddistinsero per l'intensa vita di preghiera e per l'assistenza ai poveri. Qui nel 410 viene acclamato dai fedeli vescovo di Nola.